Don Antonio Loffredo

Premio Italia XXª edizione assegnato a don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità di Napoli, per il coordinamento del recupero e della valorizzazione delle Catacombe partenopee e la gestione innovativa di questo bene culturale di rara importanza storico-archeologica effettuata dai giovani del rione costituitisi in cooperativa, grazie alla quale nel 2016 si è raggiunto il risultato di quasi 100 mila visitatori, contro i 5 mila visitatori annui della precedente gestione. La scelta di un modello di società “mutualistica”, attenta soprattutto all’inserimento lavorativo dei giovani più fragili e al reinvestimento degli utili in restauri di affreschi e mosaici, ha generato un’economia reale non sostenuta da finanziamento pubblico: i giovani hanno investito in questa attività soldi raccolti presso Fondazioni e le loro energie di volontariato. Il modello di gestione e di valorizzazione delle Catacombe è stato pensato per essere replicabile in altri siti storico-artistici. Questo modello ha destato anche l’interesse dell’Agenzia Onu per il turismo sostenibile, materia cui le Nazioni Unite hanno dedicato l’anno 2017.
Le Catacombe di San Gennaro sono antiche aree cimiteriali sotterranee risalenti al II-III secolo e rappresentano il più importante monumento del Cristianesimo a Napoli.

Catacombe di San Gennaro: la Basilica Mayor.

Tutto è cominciato nel settembre del 2001 con l’arrivo, quasi casuale, al Rione Sanità, di don Antonio Loffredo, che ha raccontato la vicenda, sua e dei suoi ragazzi, in un bellissimo e commovente libro, Noi del Rione Sanità:

Qui batte il cuore della città. Questo è il luogo dove si conservano le tradizioni, la ‘veracità’ del popolo napoletano, le origini di tutte le sue caratterizzazioni. È un coacervo delle sue qualità e delle sue disgrazie. In questi vicoli scorre linfa vitale mista a veleno. La cultura sposa la miseria, la storia blandisce la disperazione, la speranza trascolora nella rassegnazione.

La sua intuizione è consistita nel puntare sui ragazzi, sulla formazione e la cultura e sul patrimonio culturale, ricchissimo in quel quartiere ma in totale stato di abbandono. Tra le varie attività messe in piedi nel quartiere don Antonio capì, infatti, che quella che avrebbe potuto far fare il salto di qualità era nel sottosuolo, nello straordinario e largamente sconosciuto patrimonio culturale, storico, religioso delle catacombe.