Raffaella Turatti

Il Museo Savitsky
Il Premio Comunicazione XIXª edizione va a Raffaella Turatti, per il suo coraggioso lavoro di ricerca per la tesi di laurea all’Università di Milano sul Museo Savitsky, chiamato il “Louvre nel deserto”, con l’arte proibita in un’area remota del Karakalpastan, repubblica autonoma nel cuore dell’Asia centrale, dove finirono esiliate le opere degli artisti dissidenti dell’Urss, opere altrimenti condannate all’oscurità.
Molti dipinti, vietati dalle autorità in epoca sovietica, furono portati al sicuro in un posto segreto nella Repubblica autonoma di Karakalpakstan. Molti furono portati nella città di Nukus, dove c‘è la seconda più grande collezione al mondo di dipinti russi d’avanguardia. Il savaltore di queste magnifiche opere fu un archeologo di Kiev ovvero Igor Savitsky.
Per Savitskij salvare l’arte “proibita” non era solo una missione ma un modo per proteggere la cultura e la storia locale e trasmettere quei valori alle generazioni future.
“Ha recuperato non solo opere d’arte di pittori uzbeki e russi, ma anche l’arte etnografica di Karakalpakstan. Ha incoraggiato le persone del posto a conservare la loro arte”
spiega Erekeeva Miyrigul del Museo d’Arte di Karakalpakstan.